Tibet “il Paese che non c’è”


Ieri sera ho presentato il mio ultimo viaggio in una sala davvero gremita di gente.

Un incontro che mfoto-2i ha abbondantemente ripagato dello sforzo, ma anche del piacere che si prova, al rientro da un viaggio, nel ricatalogare, ordinare e dare un senso ai numerosi scatti effettuati.
Le ho presentate in una modo inconsueto, accompagnato al pianoforte da Simone Graziano, che le ha musicate così come le ha sentite, trasformando in note le sensazioni e i sentimenti provati.
Ho potuto così riviverle attraverso la sua musica e capire cosa ero riuscito davvero a trasmettere.
Ho sentito intorno a me molto calore e molto affetto, credo che questo sia il vero significato del “condividere”‘ e del comunicare.

A dire il vero al ritorno da questo viaggio avevo provato un profondo senso di disagio e per questo, per molto tempo, non ho messo mano alle innumerevoli foto che normalmente riporto a casa.
Ero tornato arrabbiato…… Sicuramente il viaggio è stato faticoso, vi assicuro che i 5000 metri si fanno sentire, “gli alberghetti e i ristorantini” di Avventure nel Mondo sono tutt’altro che accoglienti e accattivanti; la compagnia non è stata delle migliori e, come spesso accade, anche questa volta sono tornato senza soldi, spendendo molto di più del previsto.

Ci doveva essere però qualcosa di molto più profondo. C’è voluto un pò di tempo a rendermi conto che in realtà il mio disagio era legato al fatto che non ero riuscito a trovare il “Mio Tibet”, quello del nostro immaginario collettivo, quello fatto di misticismo, di religione, di introspezione, dei grandi silenzi rotti solo dai mantra dei monaci nei monasteri o dai suoni delle lunghe trombe, e ancora….. il Tibet degli spazi aperti, liberi, infiniti…. quello dei grandi paesaggi incontaminati.
Purtroppo anche il Tibet ha subito la globalizzazione ma soprattutto, non dimentichiamocelo, ha subito una violenta repressione da parte della Cina.
E’ impossibile ignorare che ci si muove su di un territorio occupato, dove l’invasione è percepibile all’angolo di ogni strada, negli innumerevoli posti di blocco, nello sguardo spento della gente e negli stessi monasteri sormontati dalla bandiera cinese e popolati da quei pochi monaci superstiti e ormai piegati al consumismo. E’ impossibile ignorare che la repressione avviene tutt’oggi sotto gli occhi ciechi del mondo.
Come è possibile non inorridire davanti alla Tibet Bordate-395maestosa visione del Potala, patrimonio dell’umanità e storica abitazione del Dalai Lama, circondato da grattacieli a schiera o, davanti all’invasione della città proibita da parte di orde di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Come non soffrire nel vedere le valli dell’Himalaya percorse da autostrade sempre in costruzione e probabilmente mai terminate, e trafitte da eserciti di tralicci avvolti, quasi in senso di sfida,ma anche a volerne nascondere lo scempio, dalle svolazzanti preghiere tibetane multicolori.
Poi ho ripreso in mano il mio materiale, e…la grande sorpresa….”la fotografia riesce sempre a restituire spazio ai nostri sogni”.
Pur essendo verità , la fotografia è solo un frammento della verità. È quella che noi a volte vogliamo vedere. È quella frazione di secondo che riesce a enucleare le nostre sensazioni e le nostre percezioni da tutto il resto del mondo.
È dall’insieme di queste percezioni che prende vita il mio percorso attraverso il “Tibet che non c’è” ma anche il Tibet soffocato da una tragedia ormai dimenticata.

È per questo motivo che non mi dilungherò nel descrivere l’itinerario,  i monasteri visitati o le etnie incontrate, perché questa sarebbe tutta un’altra storia.
Riparlando autoimmolazdel Tibet al mio ritorno, ho scoperto che molti, soprattutto i più giovani, non sanno chi ha invaso chi e perché, o perché negli anni 60 70 molti monaci si dettero fuoco nelle strade trasformandosi in vere e proprie torce umane. Per questo ho montato il mio video con una serie di foto scaricate da internet che, oltre a voler essere “un pugno nello stomaco” , vogliono ricordare la tragedia e la violenza vissuta da un popolo ormai dimezzato. Questa mia proiezione vuole essere una timida voce da aggiungere al coro di protesta per un popolo che sta scomparendo, spero che la visione possa contribuire a sensibilizzare nuove coscienze e a diffondere la verità.

Scarica il percorso di viaggio
 proiezione fotografica
Galleria Fotografica

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