Amarcord

Le foto di famiglia non sono solo una scatola di antichi ricordi, sono soprattutto uno spaccato di un epoca, “un frammento di Storia.”
Frugare nei cassetti dei propri genitori dopo la loro morte è un po’ come profanare la tomba da grande Tutankhamon ma è anche un riappropriarsi di tanti segreti mai conosciuti.
Uno spaccato del Novecento, dai suoi inizi fino ai giorni d’oggi.
La guerra in Africa, mio nonno che, dopo la Grande Guerra, crea in Eritrea un commercio su camion partecipando a quello che fu il “grande sogno del colonialismo”.

La morte violenta, dopo mesi e mesi passati in trincea, non rappresentava più un dramma, arrivano i “Ruggenti Anni Venti” con il loro stile liberty inconfondibile, nella moda e nelle acconciature, a ritmo di Jazz, di charleston e di fox-trot, l’affermazione del cinema e della radio, le prime belle e lussuosissime automobili.
Poi il periodo buio, l’avvento del fascismo con le sue opere ma anche con la tragedia della Seconda Guerra Mondiale dove mio padre e mio zio, non ancora ventenni, parteciparono da ufficiali alle prime armi.
Il fantastico dopoguerra, la grande ricostruzione e poi …il “miracolo economico”.
E’ questo che ci ho visto; nei loro volti, nel loro abbigliamento, nelle acconciature, nei costumi, in quelle passeggiate d’estate nella Bella Napoli.
Quella voglia di ricominciare per la seconda volta, la capacità di riciclarsi, (mio zio che con un semplice “Corso Radio Elettra Torino” per corrispondenza, si trasforma da capitano dell’esercito in ingegnere elettronico mettendo su, in uno scantinato del Vomero, l’attività di rigenerazione di tubi catodici di vecchi televisori al fosforo!). Quella voglia di libertà e di rinascita che è arrivata fino a noi! Quanta storia e quante radici, la passione per i viaggi, per l’elettronica, per la musica; io la continuazione delle loro vite, in fila come formichine nel lungo cammino dell’umanità.

“Tutte queste figurine fermate in un momento siamo noi. Pensavo che nasciamo innocenti e ignari con il peso di tante storie sulle spalle. Storie di amori non corrisposti, delusioni cocenti, guerre perdute, solitudini desolanti, sorrisi, risate fragorose, fasti e miserie. Probabilmente nessuno, di tutto questo ci racconterà niente, se saremo curiosi faremo domande ma le risposte saranno lacunose e poco esaurienti.
Della Storia, delle storie prima di noi ci resteranno scatoloni di foto. E scorrendole una a una, soffermandoci su quegli occhi, quei gesti senza movimento, quei volti familiari ed estranei scopriremo con tenerezza e sgomento che… siamo noi.
Proprio noi con le inspiegabili malinconie e le onnipotenze. Perché in quelle foto scorre il nostro sangue e la memoria di tutto quello che non sappiamo. E non possiamo ricordare”.

Maria Rosaria Porcelli

Proiezione Multimediale
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